La diffusione sempre più capillare degli smartphone nel mondo odierno contribuisce a generare una quantità enorme di dati (big data) di geolocalizzazione. Questo avviene tramite GPS e consente di monitorare gli spostamenti delle persone.
La misura della posizione, che chiameremo record, avviene da poche decine ad anche alcune centinaia di volte ogni giorno. I dati vengono raccolti principalmente dalle app installate sul dispositivo stesso. Immaginiamo quindi di avere un milione di dispositivi, ovvero circa la popolazione di una città come Milano, considerato un tasso di possesso dello smartphone al 75%. Supponiamo inoltre che le app misurino la posizione in media 50 volte al giorno. Su base giornaliera avremo 50 milioni di record che diventeranno 1.5 miliardi di record su base mensile. Queste numeriche dimostrano che si ha a che fare con big data veri e propri.
È quindi possibile ricostruire con elevata precisione spaziale e temporale gli spostamenti delle persone ed in particolare quali luoghi visitano e per quanto tempo vi si fermano.
Le aziende sfruttano questi big data per pianificare campagne di Proximity Marketing (ne parliamo qui) o per migliorare i servizi offerti agli utenti.
È solo questo l’unico utilizzo?
Ovviamente no ed infatti negli ultimi anni i big data sono stati utilizzati per fornire studi di mobilità su scala locale e nazionale.
Gli esempi sono numerosi. Pensiamo ad esempio alla misurazione del livello di traffico lungo un certo percorso stradale, che consente di monitorare la congestione di arterie urbane o extra-urbane, suggerendo ai cittadini percorsi alternativi e alle amministrazioni modifiche alla viabilità.
Un secondo esempio è costituito dallo studio degli spostamenti tra i quartieri di una città. Diventa quindi possibile riorganizzare e ricollocare attività produttive e servizi in modo da ottimizzare tempi e distanze percorse dagli utenti.
Ancora, l’analisi del fenomeno del pendolarismo per quantificare ad esempio la competizione tra i mezzi di trasporto pubblici e privati. Questo permette di rimodulare prezzi e orari dei mezzi utilizzati per recarsi presso gli uffici e le università delle grandi metropoli.
Un altro esempio, molto attuale, consiste nella quantificazione dello smart working e del suo impatto sulla mobilità e sulla frequentazione di locali pubblici.
I big data giocano quindi un ruolo molto importante nel processo di trasformazione delle metropoli in smart city. La smart city è infatti un nuovo concetto di comunità dove la mobilità è idealmente sostenibile ed efficiente per il singolo cittadino.
Ma quali sono i vantaggi derivanti dall’utilizzo dei big data?
Un primo vantaggio nell’uso di questi big data è che sono generati in tempo reale permettendo un monitoraggio continuo della situazione trasportistica. Un secondo vantaggio deriva dal fatto che, potendo essere ricavati dalle numerose applicazioni installate sugli smartphone, i big data hanno un costo inferiore rispetto a quello di altre fonti dati (interviste fisiche e dati delle celle telefoniche). Data la diffusione capillare degli smartphone inoltre la copertura potenziale della popolazione in movimento risulta quasi totale. Infine l’elevata precisione del GPS consente di conoscere la posizione quasi esatta del dispositivo con accuratezza di pochi metri.
A chi posso rivolgermi per studi di mobilità?
Next 14 ha sviluppato un network di raccolta dati GPS, tramite partnership con applicazioni mobile, e una serie di algoritmi per ricavare analisi di mobilità ad hoc, già fornite a diversi enti pubblici italiani.